Le origini dell' antico maniero risalgono fin dal X secolo.
Nel 1814, scriveva il Canonico Giuseppe de Conti in merito a Murisengo: Comune del Cantone di Montiglio. Villaggio e Castello anchessi sulla ponta dalto e fertile colle già infeudato in titolo di Contea nella famiglia Scozia suddetta di Casale, ha riputazione di grande antichità, poiché vuolsi che, San Candido della Legion Tebea, il di cui corpo qui si venera, abbia ivi, ne primi secoli della Chiesa riportato la corona del martirio. Nel 1164 fu questa terra impegnata con altre a favore dellImperatore Federico, da Guglielmo Marchese di Monferrato, come narra il Benvenuto di S.Giorgio. Divenuto poi bersaglio per le guerre di successione al Monferrato nei secoli XIV, XV e XVI ebbe a patire e a esercitare il suo valore guerresco.
Il Castello di Murisengo appartenne agli Scozia fino al 1873, nel quale anno, per il matrimonio di donna Tarsilla Scozia, esso passò al marito don Francesco Guasco Gallarati Marchese di Bisio e di Francavilla. Come antico maniero non esiste che la merlata torre, così, della sua storia, si hanno pochi ed incerti dati. Lorigine delledificio è velata di mistero. Da un registro di memorie dellarchivio di casa Scozia, compilato verso il 1730, risulta che tutte le pergamene e le carte anteriori al Quattrocento andarono perdute negli incendi e saccheggi dai quali furono più volte funestati il castello e gli umili edifici del villaggio rurale. La distruzione del primo e ben munito edificio guerresco deve essere avvenuta in epoca molto posteriore al 1400. Le caratteristiche del Castello fanno pensare che esso sia stato ricostruito non oltre il 1600.
Lentrata al Castello è di recente costruzione. Falso antico. In stile medioevale, essa fu costruita nel 1891 su disegno del Conte Giuseppe Ferrari dOrsara. Tra la porta e la merlatura è stata murata una terracotta raffigurante lAssunzione della Vergine di Luca della Robbia. Ai lati sono affrescati gli stemmi degli Scozia e dei Guasco. Spada e croce. Esercito fedele.
Dal vestibolo si passa nella cappella con esemplare cura darte e con mistica devozione. Laltare è ornato da un trittico rappresentante nel mezzo la Vergine del Rosario ed, ai lati, S.Giuseppe (protettore dei lavoratori) e Sant'Anna (protettrice delle partorienti). Le sale dellappartamento donore sono ampie, severe e ariose. Dallatrio si passa nella sala degli Scudi , poi nella sala dei Fiori e poi ancora in quella degli Stemmi. La singolare bellezza del principesco ambiente è data dallalto soffitto a sette volte: le due estreme portano dipinto, al centro, lo stemma degli Scozia, le altre formano lo stemma dei Guasco, inquartato con il gonfalone papale in petto. Sotto il cornicione, bellissima e policroma araldica istoria, sono dipinti gli stemmi delle famiglie paterne di tutte le spose entrate in casa Guasco.
Dai recenti studi si pensa che la torre risalga fin dall' inizio del XI secolo. Da quellepoca essa subì alterazioni e modificazioni dovute al tempo e agli uomini, alle mode e alla necessità. Nei mesi estivi ed autunnali, sulla torre, sventolava la bella bandiera giallo-azzurra (a simboleggiare loro superbo e lazzurro fedele) dei Guasco di Bisio. Nella seconda metà dellOttocento, la parte alta dellantica torre a base quadrata, venne arricchita di una merlatura tuttoggi visibile.
Dal volume Murisengo. Notizie generali, feudali, ecclesiastiche, comunali, pubblicato a Casale dalla Tipografia Cooperativa nel 1912, vi si legge il testo della lapide, già scomparso allepoca della pubblicazione, che un tempo ornava la parte alta della torre con questa frase benaugurante: Hostibus arx fortis / sed amicis gratior aula mei (Roccaforte per i nemici, ma corte gradevole per i miei amici, ndr.), posta nellaprile del 1510 da Bernardino Scozia
Dellantica Torre merlata si narra che, una certa Giulietta, ultima custode del Castello, alletà di ottantotto anni, cadde dallalto della torre, volendo imitare il volo dei rondoni
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SILVIO PELLICO PATRIOTA E SCRITTORE Nell' androne che collega l' ingresso ed il parco con il cortile interno del Castello, entrando a sx, vi è posta una lapide su cui si legge: Silvio Pellico, amico del Marchese Don Carlo Guasco di Murisengo, nipote della Contessa di Murisengo Osanna Scozia, ospite in questo castello, rievocando i fantasmi di Dante, scrisse la "Francesca da Rimini" lanno 1813". Unopera che originò giudizi di critica contrastanti divisi tra Stendhal che, la considerava un capolavoro e, Ugo Foscolo che, dopo averla letta, consigliava di bruciarla.
Nello stesso androne a dx è posta una ladipe su cui si legge "S.M. Vittorio Emanuele III - S.A.R. Umberto Principe di Piemonte onorarono di loro augusta presenza questo Castello, sede della direzione delle manovre militari nell' agosto 1928"
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